Cuarta época
Economía y Sociedad
27 de Octubre de 2004
Una Rivoluzione Copernicana
Per Antonio Marulo, periodista, editor de "Quaderni Radicali"
(Nota de JP. Comparto con Uds el primer comentario, publicado hoy en la prensa italiana, de mi libro "Pensioni una riforma per sopravivere. Prospettive europee per il modello a capitalizzazione", presentado el jueves pasado en el Palazzo Marini, sede de la Cámara de Diputados de Italia. Es una colección de ensayos centrados en el grave problema que se le viene encima a Europa con los cambios demográficos y la consiguiente crisis del estado de Bienestar. Si alguien quiere obtenerlo, escribir a info@brunoleoni.it. Tiene 95 páginas, vale 8 euros, y le regalé mis derechos de autor al Istituto Bruno Leoni, un recién creado think tank libertario en Italia).
Verso la fine degli anni '70 del secolo scorso il sistema pensionistico del Cile creato nel 1925 "è sull'orlo della bancarotta"; al ministero del Lavoro viene nominato José Piñera, Chicago boy laureato all'Università cattolica del Cile con master e dottorato in economia ad Harvard. Il giovane economista decide di "prendere il toro per le corna" e trasforma in senso liberale la previdenza.
La storia di questa coraggiosa riforma ci viene raccontata nel libro Pensioni: una riforma per sopravvivere edito da Rubbettino e Leonardo Facco con la collaborazione dell'Istituto Bruno Leoni.
Il "modello Piñera" rappresenta una "rivoluzione copernicana" rispetto al modello bismarckiano che ha ispirato lo Stato assistenziale del ventesimo secolo. Quest'ultimo si basa sul principio a ripartizione (pay-as-you-go) per cui i contributi pensionistici della popolazione attiva di oggi vengono trasferiti immediatamente ai pensionati attuali. Il modello a capitalizzazione "cileno" ricompone invece il legame tra contributi e prestazioni. Il livello della pensione del lavoratore viene dunque determinato dal capitale che questi accumula durante la sua vita lavorativa, cosicché gli incassi sono pari ai versamenti. Le chiavi di questo sistema sono la libertà e la possibilità: a) di risparmiare il 10 per cento del proprio stipendio dopo averne depositato obbligatoriamente un altro 10%; b) di scegliere un "Amministratore dei Fondi pensione" la cui attività di investimento in un portafoglio diversificato e a basso rischio viene sottoposta al controllo severo di un ente governativo indipendente; c) di scegliere liberamente quando andare in pensione una volta accumulato un capitale minimo ragionevole.
A vent'anni dal cambio di regime i risultati per il Cile sono lusinghieri: "le pensioni nel nuovo sistema privato sono tra il 50 e il 100 per cento più alte di allora e le risorse amministrate dai fondi pensione ammontano a circa il 40% del Pil. Inoltre, il nuovo sistema ha contribuito alla crescita economica da un 3% annuale fino ad un 7 per cento negli ultimi 12 anni", il tasso di risparmio è aumentato fino al 29 % del Pil mentre la disoccupazione è scesa al 5%.
Questi dati dimostrano che oggi in Cile non esiste più un problema pensioni; diversamente da quanto accade in Europa, alle prese con un sistema (quello a ripartizione), che poteva andar bene quando vi erano sette lavoratori attivi per ogni pensionato. Adesso, con in media quattro persone in età lavorativa per ciascun pensionato, il baraccone pensionistico europeo non regge più; e i rimedi fin qui applicati (ad esempio in Italia) non risolvono il problema ma lo rinviano, contribuendo a creare quel che molti giustamente chiamano scontro generazionale.
Ci si chiede allora quali siano le prospettive europee per il modello a capitalizzazione. Piñera nel libro fa cenno alle obiezioni che alcuni economisti fanno alla sua ricetta (alti costi della transizione al nuovo sistema, spese di funzionamento, stimate più elevate, di un sistema basato su fondi d'investimento, minore affidabilità e sicurezza delle pensioni private, vedi crisi dei fondi pensione negli USA), alle quali risponde da par suo descrivendo il modo in cui il Cile ha affrontato le varie fasi dell'applicazione della riforma non mancando di evidenziare i risultati ottenuti.
Ma i dubbi in Europa, come è legittimo che sia, rimangono. Come permane un'inquietante certezza meritevolmente evidenziata dall'Istituto Bruno Leoni: "l'Europa è come il Titanic e il monte pensioni è il suo ghiacciaio".